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Cattiverie

Cooperazione verde o nera?

cormorano E’ proprio di questi giorni la notizia del nostro Pecoraro nazionale: in Libano tuttaposto!

Ma che c’entra il verde che ride con il Libano? Qualcuno forse ricorderà che questa estate nella guerra tra Israele ed Hezbollah gli israeliani avevano pensato bene di bombardare una raffineria nei pressi di Jiyyeh, poco a sud di Beirut. L’operazione militare comportò il danno collateralambientale di 15.000 tonnellate di olio combustibile finite in mare a inzaccherare non solo il cormorano di turno (immagine), ma anche una delle coste più turistiche del Medioriente.

Nel settembre 2006 Ministero della Difesa, degli Esteri e dell’Ambiente italiani dissero: ghe pensi mì e in poco tempo salparono dalle coste patrie messinesi un pattugliatore d’altura classe “Diciotti”, il Corsi (CP 906) ed un supply vessel civile della società Castalia Ecolmar (tanto per fare gli internescional e per metterci di mezzo l’Impregilo). E per non farci mancare nulla si levò in volo pure un ATR 42 della Guardia Costiera con funzioni di monitoraggio e controllo strumentale delle coste e delle acque circostanti l’area per verificare l’opportunità di ulteriori interventi.

Niente da dire se non che la faccenda non si chiude esattamente come riporta il comunicato del Ministero dell’ambiente italiota: “Operazione riuscita, ora pensiamo all’Africa”. Poco oltre il Commissario Straordinario dell’Apat, Giancarlo Viglione, che ha partecipato alla missione ci fa sapere che: “Grazie all’intervento della missione italiana nell’estate del 2006, quel gravissimo danno ambientale in Libano oggi non esiste più”. Chi volesse leggere il comunicato intero può dare un’occhiata qui.

Ma esattamente 4 giorni prima del comunicato del nostro ministero, il 13 maggio 2007 su uno dei siti di notizie delle Nazioni Unite compariva questo titolo: “LEBANON: Environmentalists urge quicker clean-up as oil-spill again threatens sea” ossia: gli ambientalisti libanesi dicono che è meglio darsi una mossa altrimenti il petrolio minaccerà ancora le coste. Anche in questo caso chi ha interesse alla notizia intera può dare un’occhiata qui.

Chi ce la conta giusta?

A far un po’ di ricerche si scoprono un bel po’ di cose: innanzitutto che la missione verde italica non serviva a pulire mari e coste, ma a monitorare i danni, tracciare linee guida per la pulizia e marginalmente rimuovere porzioni di residui oleosi: dal sito del Ministero dell’Ambiente libanese si deduce che gli italiani hanno ripulito 16 metri cubi di sabbia e raccolto 50 metri cubi di petrolio su un totale di 1026.1 metri cubi di petrolio e 1344 metri cubi di sabbia. 4 milioni di Euro. In secondo luogo la pulizia vera e propria l’hanno finanziata gli americani tramite USAID che ha dato i soldi ad alcune ONG libanesi: 5 milioni di dollari. Terza cosa: o l’assistenza tecnica italiana non valeva una cicca o non si sono spiegati bene: la minaccia attuale infatti consiste nell’ammasso di contenitori utilizzati per ripulire mare e coste abbandonati sulle spiagge. Ora che viene il caldo questi contenitori cominciano a perdere, quando sono semplici sacchi di plastica si sciolgono e… voilà: ecco di nuovo i cormorani darsela a gambe levate e con loro i potenziali turisti.

sole che ride

Beh non c’è che dire: Pecoraro penserà pure all’Africa ora, ma intanto in Libano l’emergenza non è per nulla finita e noi rischiamo di aver buttato a mare 4 milioni di euro. E meno male che, sempre secondo il nostro ministro dell’Ambiente, alle belle notizie non si da mai il dovuto risalto…

Per approfondimenti:

Sito del Ministero dell’Ambiente libanese (sono disponibili tutti i rapporti di coloro che hanno contribuito finora al progetto, che ovviamente non sono solo gli italiani.)

Video di 4 minuti prodotto grazie alla Cooperazione italiana.

Sito di un gruppo di attivisti per la pulizia volontaria delle coste (sito in inglese).

Una delle ONG libanesi che si è occupata della pulizia (sito in francese).

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